_ scenario veneto

Il Veneto cresce a una velocità leggermente superiore (PIL +1,2%) rispetto alla media nazionale, grazie alle buone performance dell’industria che rimane competitiva, trainata da alcuni comparti dell’agroalimentare (vino e settore dolciario), dall’occhialeria e dalle industrie della meccanica strumentale, che registrano incrementi di fatturato e di export. Anche la domanda interna è in ripresa: miglioramento nei consumi delle famiglie (+1,6%) e investimenti (+3,3%).

La crescita è sorretta da una rilevante accelerazione dell’export, superiore alla crescita nazionale dello 0,9%. Per l’economia veneta si prospetta una lenta e costante ripresa delle principali variabili economiche. Pur risultando positiva, manca però lo slancio in grado di farla arrivare tra le economie europee più forti, a causa di una minore stabilità nella crescita della ricchezza nell’ultimo decennio.

Nel 2016 nel Veneto l’occupazione è tornata a salire in modo significativo e la disoccupazione ha continuato a scendere, soprattutto quella femminile. Nel 2016 c’è stato un incremento del +1,4% rispetto all’anno precedente per un tasso del 64,7% contro il 63,6% dell’anno precedente. Le persone che cercano lavoro sono scese del 3,5% rispetto all’anno precedente. Anche per i giovani il tasso di disoccupazione è sceso dal 18,7% al 12,7%.

Il Veneto si conferma tra le regioni leader in Italia, con il tasso di occupazione più elevato e il secondo tasso di disoccupazione più basso, sia complessivo che giovanile. Tre province venete (Verona Vicenza Belluno) sono tra le prime dieci per il tasso di disoccupazione più basso. Verona registra il quarto indice più basso. Belluno occupa il terzo posto nazionale per tasso di occupazione (68,8%).

Saper ristrutturare e riorientare è per il Veneto un’abilità specifica, in particolare per quanto riguarda i flussi commerciali e turistici, e i prodotti. Nonostante il rallentamento del commercio mondiale del 2016, le esportazioni venete hanno raggiunto il loro massimo storico. Il buon andamento delle vendite dei prodotti veneti può essere spiegato come sintesi di due diverse abilità imprenditoriali:

1. I processi di ristrutturazione che hanno migliorato qualitativamente i prodotti.
2. L’abilità di riorientare i flussi commerciali sia verso i paesi più attraenti oggi, sia verso quelli con maggiore potenziale per il futuro.

Il Veneto si conferma la seconda regione esportatrice italiana con 58,2 miliardi di euro di fatturato estero, in crescita dell’1,3% annuo.

Il fatturato estero delle produzioni meccaniche cresce del +2,4% e nel 2016 raggiunge un ammontare pari al 20% dell’export regionale. Le produzioni agroalimentari, trainate dalle performance delle vendite di vino, registrano la crescita più elevata in termini percentuali (+7,0%) e oltrepassano per la prima volta la soglia dei sei miliardi di euro.

Il comparto dell’occhialeria conferma, anche per il 2016, la sua forte vocazione all’export, con una crescita di quasi cinque punti percentuali, così come continuano a crescere intorno ai 4 punti percentuali le vendite di mobili e quelle del comparto della chimica e farmaceutica.

L’export veneto della moda nel mondo vale una decina di miliardi tra abbigliamento, accessori e calzature, e rimane sui valori dell’anno precedente. Principali destinazioni: Europa (59)%) e Germania in particolare (13,2%).

Tra il 2011 e il 2014 l’impianto produttivo veneto è uscito ridimensionato, in linea con quanto accaduto a livello nazionale. Gli investimenti lordi in beni materiali delle imprese venete di industria e servizi si sono contratti tra il 2008 e il 2013 di oltre il 40%.

Dal 2014 molte imprese venete sono tornate a crescere, sia nell’industria manifatturiera sia nei settori dei servizi maggiormente legati alla domanda industriale. Il livello di ricchezza creato complessivamente dalle imprese è tornato ai livelli pre-crisi, ma a beneficiarne sono state soprattutto le imprese in grado di reagire, rilanciando l’innovazione e la presenza estera.

Metallurgia e meccanica sono le attività venete a maggior valore aggiunto. Seguono la moda e l’industria alimentare. Sono tutti settori in crescita, anche se con ritmi differenti. Nel 2014 il fatturato complessivo delle industrie venete è tornato a crescere (+0,6%) e anche gli investimenti hanno registrato un significativo +4,9%.

I comparti del manifatturiero veneto con i livelli mediani di produttività più elevati sono l’industria farmaceutica, seguita dalla meccanica e la chimica. Questi settori, insieme alla produzione di mezzi di trasporto, elettronica e gioielleria, sono stati i più performanti rispetto al 2013.

I livelli di produttività imprenditoriale sono fortemente legati anche alla dimensione d’impresa: è evidente come le grandi imprese, che coprono appena l’1% delle imprese venete, raggiungono elevati livelli di produttività. Allo stesso tempo sono le tantissime piccole e micro imprese a dimostrarsi meno produttive.

Le imprese esportatrici sono molto più produttive rispetto alle imprese non esportatrici. I settori del manifatturiero in cui è maggiore il gap di produttività tra le imprese venete esportatrici, e quelle non, sono la farmaceutica, l’industria alimentare e l’elettronica. Sappiamo quindi che, in una fase come quella attuale, da questi segmenti produttivi più performanti dipende la competitività dell’intera manifattura veneta.

Considerata la prevalenza di PMI, una delle risposte per migliorare la competitività del Veneto è il ricorso a forme di aggregazione. Le imprese venete che appartengono a gruppi presentano livelli medi di produttività paragonabili a quelle delle imprese medio-grandi. L’inserimento in un gruppo facilita l’apertura al mercato internazionale e, attraverso la condivisione di risorse e strategie, si riesce ad essere più competitivi ed efficienti.

Nel nostro ordinamento esiste dal 2010 la figura giuridica della Rete d’imprese: il contratto di rete rappresenta un’opportunità da cogliere per il panorama produttivo regionale.

La possibilità di fare sistema permette alle imprese, soprattutto di piccola e media dimensione, di affrontare con maggiori strumenti le sfide imposte da un mercato sempre più dinamico.

Nel 2016 il Veneto ha realizzato un nuovo record storico, sia per il numero di turisti che vi hanno soggiornato sia per i pernottamenti totalizzati: 17,9 milioni di arrivi (+3,5% rispetto al 2015) e 65,4 milioni di presenze (+3,4%). Turismo internazionale: +2,8% degli arrivi, +4,1% delle presenze e +5,6% della spesa. Turismo nazionale: arrivi +4,7% e presenze +1,8%.

Contestualizzando questo risultato al periodo di incertezze economiche attualmente in corso, il turismo rappresenta il settore più importante per l’economia veneta: gli 11,3 miliardi di euro prodotti dalla lunga filiera del settore, rappresentano l’8,3% del PIL regionale.

Nel 2015, in quanto ad arrivi di turisti, il Veneto si colloca in 4° posizione tra le regioni europee dopo Île de France, Catalogna e Andalusia. Un confronto tra regioni europee sul numero di pernottamenti, porta il Veneto in 6° posizione, preceduta per lo più dalle regioni balneari spagnole e croate, caratterizzate da soggiorni mediamente più lunghi.

L’Italia è il paese che si pregia del maggior numero di prodotti alimentari certificati al mondo, perché meglio di altri è riuscito a fare della qualità agroalimentare collegata al territorio un vero e proprio valore culturale, oltre che economico. Il Veneto a sua volta, con 291 prodotti alimentari e 523 certificazioni vinicole, genera un valore economico che rappresenta un quarto della produzione agricola nazionale.

Il Veneto è in grado di posizionare tre delle sue province dentro le prime 20 d’Italia, grazie al fatturato generato alla produzione dalle certificazioni presenti a Treviso (quarta), Verona (quinta) e Vicenza (undicesima).

Il comparto del vino è quello che coinvolge maggiormente il Veneto, dal momento che è la più produttiva d’Italia per vino di qualità. Nella vendemmia 2016 sono stati prodotti oltre 10 milioni gli ettolitri, la quasi totalità dei quali (91%) come DOC o IGP.

Per il 2016 il Veneto sfonda il record dei 6 miliardi di euro e si conferma in testa alla classifica delle regioni vinicole italiane, conquistata per la prima volta nel corso del 2015. Il vino è il settore in cui più di tutti il Veneto dimostra la propria abilità: per l’ennesimo anno consecutivo il Veneto di conferma la regione italiana leader nell’export, superando per la prima volta nel corso del 2016 il tetto dei 2 miliardi di euro, con una crescita rispetto all’anno precedente di 9 punti percentuali.

Dei 5,6 miliardi di euro esportati dall’Italia, il 35,6% appartiene al Veneto, una quota che guadagna margine ogni anno di più. La performance migliore spetta allo spumante che cresce tra il 2011 ed il 2016 di 225 punti percentuali e ben 25,1% solamente tra il 2015 ed il 2016, sfiorando il record di 700 milioni di euro.

Una delle grandi tendenze in materia di innovazione del mondo industriale è senza dubbio l’industria 4.0, ovvero la quarta rivoluzione industriale. Questa nuova era sarà caratterizzata da una sempre maggiore capacità delle macchine di produrre e raccogliere i dati, i quali andranno analizzati estraendone informazioni utili ad ottimizzare i processi produttivi e facilitare la produzione di beni e servizi sempre più customizzati sui clienti.

L’era dell’Industria 4.0 è quindi l’era delle cosiddette smart factory o imprese intelligenti, categoria all’interno della quale rientrano a pieno titolo le start-up innovative, società il cui scopo primario è sviluppare prodotti e servizi considerati a tutti gli effetti innovativi e dall’alto contenuto tecnologico.

Al 1 febbraio 2017 le startup innovative presenti in Veneto sono 563, in aumento del +48,2% rispetto al dato di febbraio 2016, il quarto valore più alto, dietro a Lombardia, Emilia Romagna e Lazio. Si concentrano prevalentemente nel comparto dei servizi, in particolare nella produzione di software e consulenza.

Per quanto riguarda, poi, la ricerca e sviluppo, le imprese venete che investono sono principalmente piccole e medie imprese (82%), ma i maggiori investimenti finanziari sono però sostenuti dalle imprese più grandi e strutturate: le grandi imprese, pur pesando solo per un 18% delle imprese che fanno R&S, contribuiscono in termini di spesa per oltre il 60%.

I principali prodotti oggetto delle attività di R&S sono i prodotti del comparto moda, della meccanica, della chimica e farmaceutica, della metallurgia, della fabbricazione di apparecchi elettrici, dell’industria alimentare e dell’elettronica.

Condizione essenziale per favorire l’innovazione, il progresso e la crescita economica è anche la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, strumento di efficienza e di risparmio. In questi anni in Veneto migliorano le prestazioni della P.A. e si potenzia l’inclusione digitale.

Considerando i dati rilevati dall’indagine ISTAT sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nella PA locale, nel 2015 in Veneto gli strumenti di ICT sembrano sufficientemente diffusi fra gli Enti Locali.

In questi ultimi anni sono stati compiuti notevoli passi in avanti nelle tecnologie che riducono i costi e i tempi delle PA migliorando i servizi offerti ai cittadini. Qualche dato: i Comuni veneti che ricorrono all’e-Procurement, acquistando beni e servizi per via telematica, sono passati dal 28,3% del 2008 al 43,4% del 2011, a quasi l’86% del 2015; più della metà dei Comuni in Veneto utilizza l’e-learning per la formazione del personale (secondi a livello nazionale); circa un terzo dei Comuni usa la tecnologia VoIP6.

Concentrandosi su alcuni indicatori degli Obiettivi Tematici dell’Accordo di Partenariato 2014-2020 (1.Rafforzare la capacità istituzionale e promuovere unʼamministrazione pubblica efficiente; 2.Migliorare lʼaccesso alle tecnologie dellʼinformazione e della Comunicazione, nonché lʼimpiego e la qualità delle medesime) è evidente la buona performance del Veneto e i miglioramenti intervenuti in questi ultimi anni.

Il Veneto si classifica secondo per la percentuale dei Comuni pienamente interattivi (56,5% la quota) e terzo per quella dei dipendenti formati in ICT (13,5%).

Nel 2015 la quota di Comuni veneti che forniscono punti di accesso wi-fi gratuiti sul proprio territorio sono il 73%, ovvero oltre 40 punti percentuali in più del 2012; tale quota porta il Veneto in terza posizione nella classifica in Italia (52,5%), dietro solo all’Emilia Romagna (83,6%) e Marche (77,6%).